Amaarae
Nel suo emozionante secondo album, la ventottenne spinge i confini della musica africana verso nuovi, gloriosi livelli.
Quando la cantante ghanese-americana Amaarae ha pubblicato il suo album di debutto del 2020 "The Angel You Don't Know", è stata immediatamente soprannominata una pioniera dell'alté-pop. Dopo aver presentato Kali Uchis nel remix di "Sad Girlz Luv Money" l'anno successivo, la traccia è diventata un fenomeno su Internet; la sua vibrante fusione di musica latina e afropop ha catapultato Amaarae nella coscienza mainstream, registrando oltre 350 milioni di stream Spotify lungo il percorso.
Usando il suo approccio sonoro espansivo come prova, la 28enne ha sempre parlato apertamente di come le categorizzazioni di genere per gli artisti africani siano rigide e limitanti, come ha spiegato a The Guardian nel 2021: "Se fosse lasciato a me, lo farei non metto nemmeno un'etichetta sulla mia musica". Ritornando con il suo secondo album "Fountain Baby", il suo approccio continua ad essere fluido come suggerisce il titolo dell'album. Radicato in un suono senza confini che si muove tra gli archi orchestrali dell'apertura "All My Love" fino ai ritmi rock senegalesi durante l'incisivo "Counterfeit", Amaarae evidenzia come la vita diasporica esponga a una miriade di influenze.
Da quando Amaarae ha pubblicato "The Angel You Don't Know", la popolarità della musica africana è salita a nuovi livelli: Burna Boy è diventato il primo artista africano a suonare come headliner in uno stadio del Regno Unito all'inizio di questo mese; Wizkid ha registrato il tutto esaurito per tre spettacoli consecutivi alla O2 Arena nel 2021. Cercando di stabilire ulteriormente la sua posizione in questa scena in continua evoluzione, Amaarae fa un cambiamento significativo mentre passa da un disco di debutto che faceva molto affidamento su ospiti speciali, a un seguito senza caratteristiche.
Lo sfrenato livello di sicurezza richiesto per intraprendere un’impresa del genere è una testimonianza della fiducia della cantante nel suo approccio unico al pop sperimentale. È un rischio grosso, ma che ripaga immediatamente. Come dimostra l'esilarante "Angels In Tibet", Amaarae può portare avanti un album in modo indipendente, poiché il suo stile rap melodico è sostenuto da una strumentazione dinamica e ricca di percussioni.
In "Fountain Baby", Amaarae spinge i confini della spiritualità esplorando il desiderio sessuale. Ha sviluppato una reputazione per la sua voce distintiva e sensuale che giustappone il suo lirismo concreto, che continua a imporre in "Sex, Violence, Suicide", una traccia thrashing punk-rock. "Non preoccuparti di quello che ti chiedo, dimmi solo di sì, cazzo," canta. "Dimmi che sono quello giusto, dimmi che sono il migliore."
Altrove, l'inno a tema astrologico "Co-Star" - un inno all'app utilizzata da gran parte dei fan di Amaarae - descrive in dettaglio come la spiritualità nella comunità diasporica si sia allontanata dalle sue origini abramitiche, da cui sono state influenzate le generazioni più anziane. "Io e lei sembrava una cosa a tre / Deve essere Gemelli", canta.
In "Fountain Baby", Amaarae raddoppia il suo ruolo di disgregatore culturale: continua a proiettare un livello sorprendente di ossessione per se stessa che non sembra mai odioso. I confini della musica africana sono in costante movimento e, in questo album, Amaarae li spinge ancora più in là.
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